Con questo lungo articolo (corredato di numerosi collegamenti ipertestuali a corposi documenti) il Circolo
Legambiente di Manciano chiude la sua attività politica e
ambientalista nelle fila dell'associazione da cui prendeva il nome, i
suoi membri daranno continuità al loro impegno nell'alveo della
democrazia partecipativa in una associazione per i Beni Comuni, senza capi bastone di remote segreterie regionali e nazionali a dettargli la linea,
come si conviene a donne e uomini liberi e pensanti.
L'ULTIMO DOSSIER
Energie rinnovabili e tessere non (rinnovabili)
Fino al 2005 le energie
rinnovabili in Italia erano limitate a quella idroelettrica dei
grandi bacini, in quella situazione, l'impegno di Legambiente nel
promuoverle era sicuramente giusto e meritevole.
Oggi, la situazione è radicalmente
mutata: grazie ad incentivi tra i più generosi d'Europa, il paese
intero è diventato terra di conquista per aziende di green economy
e gruppi bancari italiani e stranieri.
A scorrere le pagine dei siti regionali
dedicati alle Valutazioni Impatto Ambientale in corso, ci si avvede
che il territorio italiano è passato al pettine fine, ogni metro
quadro è esaminato e valutato per il reddito da rinnovabile che può
produrre: centinaia sono i progetti per FV industriale, Eolico,
Impianti a biomasse, biogas, biocombustibile, Geotermico,
Idroelettrico e così via.
In osservanza alla stessa logica
capitalistica che in soli 150 anni ha svuotato il ventre della terra
di tutte le risorse fossili che conteneva, la “Green Economy” si
appresta al saccheggio della sua superficie, presto unica residua
fonte energetica per l'umanità, con buona pace delle generazioni a
venire, che si vedranno consegnare un pianeta svuotato di tutte le
sue ricchezze, orbato del paesaggio naturale e degli altri beni
collettivi e totalmente privatizzato da un oligopolio di padroni
dell'energia.
L'ossessione del complotto contro le
rinnovabili, che da un anno a questa parte, sembra agitare il gruppo
dirigente di Legambiente, in questa situazione sembra del tutto fuori
luogo, il settore delle energie rinnovabili gode in Italia di ottima
salute.
Bugie rinnovabili
Quando la Concentrix Solar nel
settembre 2008, dopo aver perfezionato il suo brevetto di FV a
concentrazione, completò la sua catena di produzione che le avrebbe
consentito di produrre 25 MWp di pannelli l'anno, si trovò a dover
risolvere il problema della commercializzazione del prodotto.
Tutta la ricca Europa continentale era
esclusa dalle caratteristiche della tecnologia a concentrazione, che,
per raggiungere il suo rendimento ottimale, ha bisogno di cieli
limpidi.
Tra i paesi che incentivano le
rinnovabili restavano quindi solo i paesi mediterranei e gli Stati
Uniti del sud.
L'Italia aveva molte caratteristiche
positive:
Generose incentivazioni alle
rinnovabili.
Prossimità alla sede di
fabbricazione
Disponibilità di capitali
d'investimento
Grande insolazione.
Una classe dirigente molto
sollecita nel soddisfare gli interessi del capitale.
Sussistevano due problemi però:
il fotovoltaico a concentrazione
non era tra quelli inclusi negli incentivi del Conto energia 2007.
I pannelli della Concentrix, con
il loro impatto visivo raggelante (24 mq . in cima ad un sostegno
di 6 metri d'altezza), era capace di sollevare indignazione anche
in un paese come il nostro, avvezzo, da anni di speculazione
edilizia, all'erosione del paesaggio e della bellezza
Alla
Concentrix, in Italia, serviva un partner capace di superare questi
due ostacoli all'apparenza insormontabili.
1) Incentivi
al FV a concentrazione
Tra il dicembre 2008 ed il luglio 2009
L'On.Ermete Realacci ed il Sen. Roberto della Seta hanno sostenuto,
da promotori o da semplici firmatari, quasi tutte le mozioni
presentate in Camera e Senato volte a far includere il solare a
concentrazione tra le fonti incentivate dal nuovo conto energia 2010
(allegato 01)
La modifica è stata recepita dal nuovo
decreto del 2010 ed al FV a concentrazione sono state assegnate
incentivazioni fino ad un plafond di 200 Mwp istallati.
Un potenziale ritorno garantito per la
Concentrix solar, che su questa tecnologia ha alcune lunghezze di
vantaggio sui diretti concorrenti, di oltre 2 miliardi di euro,
di soli incentivi, nei prossimi venti anni.
Viene
siglato un accordo tra la ditta tedesca e la Exalto Energy srl,
(Ditta di Gianni Silvestrini e Mario Gamberale del gruppo di vertice
di Legambiente) che prevede il pagamento di 80.000 euro a MW
istallato. Quindi, per quest'ultima, una parcella potenziale di 16
milioni di euro.
Secondo
dichiarazioni di Katiuscia Eroe, del ufficio energia di Legambiente,
il 12% dei profitti di Exalto passeranno ad AzzeroCO2, srl di
proprietà di Legambiente per finanziare compensazioni sociali ed
ambientali.
Mentre si
perfezionano questi accordi, esplode l'indignazione popolare per
l'invasione dei campi agricoli da parte del FV industriale.
Il nostro
circolo, venuto a conoscenza del progetto di realizzare un impianto
di oltre 600 ettari nel nostro comune, chiede aiuto al Centro delle
energie rinnovabili di Rispescia ed al responsabile nazionale
dell'energia Edoardo Zanchini, ricevendo di ritorno solo vaga
solidarietà, qualche risposta evasiva e nessuna azione concreta.
Quando poi
denuncia la cosa usando la mailing list nazionale dei
circoli viene aspramente redarguito dal direttivo regionale.
Il Direttivo
nazionale si vede costretto ad emanare la Mozione nazionale sulle
rinnovabili del 18 settembre 2010
(all.02) che dovrebbe chiarire la
posizione dell'associazione.
Ma vi si afferma
tutto ed il contrario di tutto. Si sostiene tra l'altro:
“Se
correttamente
progettati
gli impianti fotovoltaici,
anche quelli a terra, se di dimensioni limitate... possono
rappresentare una prospettiva da guardare con interesse .”
Affermazione che introduce il
secondo punto.
2) L'impatto
visivo
Tutti i progettisti di impianti
di FV industriale accompagnano ormai i progetti alla VIA con la
stessa panoplia di “compensazioni ambientali e sociali” mendaci e
pretestuose: dalla piena occupazione alla siepe frangi-sguardo,
passando per i corridoi ecologici per gli ungulati.
Immancabili poi il boschetto residuale
ed il centro didattico sulle energie rinnovabili, dove far affluire
le scolaresche in gita.
Exalto ed AzzeroCO2, alle prese con gli
enormi pannelli della Concentrix e con il progetto pilota di
Cutrofiano, devono far digerire alla cittadinanza un impatto visivo
persino peggiore del pannello tradizionale ed al contempo devono
rispondere all'imperativo di distinguere il proprio progetto da
quelli degli altri, in modo da creare due tipologie di Impianto FV
industriale: quello “stupido” e quello “correttamente
progettato”.
Così da lasciare mano libera ai
circoli locali di contestare gli altri senza intaccare i propri
interessi.
Decidono di puntare su due carte:
L'alta tecnologia germanica:
vantando l'eccezionale rendimento dei pannelli Concentrix, a cui, in
un articolo di Nuova Ecologia
(all.03), arrivano ad assegnare un
mirabolante 44% di rendimento (contro il più realistico 25%
asserito dalla stessa Concentrix nel suo sito)
L'integrazione con l'attività
agricola: prospettando
l'idea di coltivare tra i filari dei pannelli.
Ad oggi, nessun
progetto agronomico credibile è stato presentato a sostegno di
questa idea, ci si è limitati ad invitare, come testimonial,
Andrea Ferrante, Presidente dell'AIAB (Associazione Italiana
Agricoltori Biologici) e fratello del Sen. Francesco Ferrante, della
segreteria nazionale di Legambiente.
Questa idea è davvero praticabile?
Proviamo ad analizzarla:
Nelle immagini qui sopra del campo di
Cutrofiano sono rappresentate due modi per realizzare un impianto da
5MWp su di un campo di 26 ettari: il primo (tratto da Nuova Ecologia)
coi pannelli della Concentrix, il secondo con pannelli tradizionali
in una nostra elaborazione.
Nel primo caso, pur sussistendo dello
spazio libero tra i pannelli, la superficie interessata è molto più
vasta, circa 18 ettari.
Nel secondo la superficie occupata è
di circa 10 ettari, tra i pannelli restano solo le corsie di servizio
all'impianto.
Dal punto di vista dell'impatto visivo
è molto più difficile nascondere il primo che non il secondo, sia
per la superficie doppia occupata, sia per la maggiore altezza
dei pannelli.
Da un punto di vista dell'ombreggiatura
non c'è differenza: la superficie di terra fertile sacrificata al FV
è la stessa, ma da un punto di vista agronomico la prima soluzione
comporta molti più problemi se si pensa di andare a coltivare nelle
interfile, dal momento che
tra i filari dei 700 pannelli va
comunque lasciata una griglia di percorsi carrabili per gli
interventi di manutenzione
quale che sia la coltura
praticata, questa sarà comunque soggetta a lunghissimi periodi di
ombreggiamento.
Nel secondo caso, sui 16 ettari
superstiti, sarà almeno praticabile la normale agricoltura, senza
le complicazioni derivanti da pretestuose commistioni.
Alla luce di queste considerazioni,
l'unica effettiva mitigazione d'impatto riscontrabile nel progetto
sponsorizzato da Legambiente, rispetto ad omologhi progetti
industriali, sta nella scelta di occupare solo il 70% del terreno
disponibile, ma, in termini assoluti, in entrambi i casi, del
suolo agricolo utile alla produzione di cibo viene stornato dalla
produzione agricola con finalità puramente speculative,
in termini economici poi, con gli attuali prezzi di affitto o
acquisto della terra agricola, procurarsene un 30% in più da
restituire all'agricoltura è, per i ricchi speculatori del FV, un
sacrificio del tutto trascurabile.
Cibo,
la prima energia rinnovabile
Ricordiamo che
il cibo è la prima energia rinnovabile, per cronologia ed
importanza vitale, e l'agricoltura, che ne è la sua fonte, è stata
spesso additata come un attività parassitaria per via dei contributi
che riceveva dalla CEE .
Ma un
agricoltore, anche il più astuto e nei periodi migliori della PAC,
non è mai riuscito a coprire più del 50% del suo reddito con gli
incentivi europei.
Adesso,
che quel vitale rivolo di risorse si è quasi completamente
inaridito, l'agricoltura deve fronteggiare la concorrenza degli
oligarchi delle rinnovabili, che dispongono di incentivi che
moltiplicano fino a 6 volte il valore di mercato del kWh
prodotto.
Il dumping che ne deriva nuoce
gravemente all'agricoltura: infatti non si registrano quasi più
passaggi di proprietà di terreni agricoli tra coltivatori, quasi
tutti gli atti notarili in corso testimoniano una migrazione della
terra dall'agricolo al FV.
Ribadiamo inoltre
che:
Le decine
di migliaia di Km2 di tetti e lastrici solari di cui è ormai invaso
il nostro paese sarebbero sufficienti ad ospitare FV per produrre 5
volte il fabbisogno elettrico nazionale diurno.
Sotto un
tetto c'è sempre un'utenza elettrica, sotto un campo no
Su di un
campo si produce cibo, su di un tetto no
Importiamo,
in Italia, il 67% del cibo che mangiamo
Date
codeste premesse, impoverire ulteriormente il nostro sistema
agroalimentare è una scelta strategica che denota una
eccezionale stupidità,
Imprenditori
rinnovabili
Fare l'imprenditore oggi in Italia non è facile: c'è l'incertezza
della riscossione del credito, favorita da un sistema giudiziario al
collasso, c'è una burocrazia asfissiante e c'è il dumping che le
imprese mafiose dedite al riciclaggio fanno ai danni di quelle sane.
Ma chi si provasse a svolgere la sua attività nel settore della
green economy dovrebbe fare i conti anche con un altro tipo di
concorrenza sleale, quella degli “Imprenditori targati
Legambiente”.
Intorno al direttivo di Legambiente ruota una galassia di società,
srl, cooperative, fondazioni ed associazioni più o meno
esplicitamente ad essa collegate.
(All.04)
Tutte hanno al loro interno membri del gruppo dirigente o amici,
mogli, figli degli stessi, sono tutte attive nel settore della green
economy, tutte possono contare sulla simpatia e sul fattivo sostegno
dell'associazione e possono fare affidamento sulla sua articolata
rete di rapporti con la politica, l'imprenditoria e le
amministrazioni locali.
Quale oscuro imprenditore, per accaparrarsi l'accordo con la Concentrix, avrebbe potuto mettere in campo un rete di relazioni ed amicizie altrettanto efficace? Avrebbe potuto, ad esempio, alla conferenza stampa di presentazione del progetto, riunire in un sol colpo: il Sindaco di Cutrofiano, il Presidente dell'AIAB, il Vicepresidente Regione Puglia, il Responsabile Settore Energia Legambiente Nazionale e il Vice Presidente vicario ANCI Puglia ?
Tessere
non rinnovabili
Il Circolo di Manciano è stato espulso da Legambiente con la più
vile delle procedure, la sola che non richiede che sia espressa una qualsiasi accusa formale: Il mancato rinnovo delle tessere.
La lettera che ce lo notifica
(all.05) ci è pervenuta dal direttivo
regionale toscano, lapidaria e priva della benché minima
argomentazione:
le nostre tessere non sono rinnovabili
perché è venuto meno il rapporto fiduciario,
punto.
Col capriccioso arbitrio d'un monarca, il nostro
regionale ci comunica di non fidarsi più di noi e di volerci fuori
dai piedi.
Lo Statuto di Legambiente nazionale è zoppo, è come se la
Costituzione di un paese prevedesse solo il governo e nessun
parlamento.
Allo stesso modo in Legambiente, per la sua base dei Circoli
volontari, non è previsto nessun organo permanente che garantisca un
contrappeso allo strapotere del direttivo e delle sue sedi regionali.
Il potere è saldamente nelle mani di un gruppo dirigente a tempo
pieno (e con salario garantito), che tutela la perpetuazione della sua
leadership grazie anche alla pratica consolidata dell'espulsione dei
dissidenti.
Numerosi Circoli hanno subito negli anni questa sorte, ora è toccata
a noi.
Non un rigo è giunto al nostro
circolo, in questi mesi, alle appassionate lettere aperte inviata ai
nostri dirigenti. Non una sola risposta ai nostri legittimi dubbi.
Asserragliato in un fortino retorico che antepone la forma alla
sostanza, il nostro Presidente ha evitato il confronto con un
ostinazione che a nostro dire evidenzia solo l'alterigia del suo carattere.
Prima
di arrenderci e passare oltre, percorreremo tutte le scarne
possibilità di ricorso che ci offrono gli statuti.
Vorremmo
restare in questa organizzazione, che è ricca, nella sua base dei
circoli volontari, di un umanità generosa e disinteressata.
Vorremmo
farlo anche per il fervente desiderio di contribuire a promuovere,
nel prossimo congresso, un radicale cambio di leadership e di
rotta.
Perché ambientalismo è prima di tutto empatia con la natura,
commozione per la sua bellezza, solidarietà tra gli uomini,
sopratutto con i più deboli e disarmati: quelli delle generazioni
future, che, se nessuno si opporrà, non avranno mai il privilegio di
vedere una angolo di mondo incontaminato.
Ambientalismo è anche pietà per i nostri fratelli minori, gli
animali, sia quelli selvatici, che vedono il loro spazi vitali
depredati e sminuzzati da sempre nuovi recinti, sia quelli “da
macello” la maggior parte dei quali conduce una misera esistenza in
una perpetua Treblinka, prima di finirci nel piatto.
Senza un cambio di prospettiva non si esce dall'avvitamento fatale
che negli ultimi due secoli ha condotto alla devastazione del
pianeta, senza una netta cesura con il concetto di PIL e di sviluppo
permanente (anche nella sua ipocrita accezione di “sostenibile”)
non si potrà fermare il degrado, ogni briciola di ricchezza e di
energia sarà succhiata, consumata, privatizzata.
Il saccheggio del territorio ad opera delle rinnovabili sarà
affiancato dalle sozzure del nucleare e delle nuove centrali a
carbone e le prospezioni petrolifere non cesseranno finché anche
l'ultima stilla di petrolio non sia stata estratta e combusta.
Un'associazione ambientalista degna di tale appellativo dovrebbe
lottare contro tutto questo e non farsene complice o
peggio, artefice .
Dovrebbe saper dire di NO, senza paura, anche se questo gli
precludesse l'accesso ai salotti buoni dei predoni, gli alienasse i
comodi posti dei poltronifici di Stato o sciupasse le carriere
politiche dei suoi dirigenti.
Come quel partito politico, da cui nasce Legambiente, che nelle sue
infinite abiure e cambi di nome, ha smarrito il suo Nord, perso per
strada la sua base di operai e lavoratori ed ormai, senza vergogna
alcuna, si schiera con l'imprenditore che affossa lo Statuto dei
lavoratori, così Legambiente, ad opera del suo inamovibile gruppo
dirigente, ha abbandonato la strada della difesa dell'ambiente per
intraprendere quella del suo sfruttamento.