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venerdì 28 gennaio 2011

LEGAMBIENTE ADDIO


Con questo lungo articolo (corredato di numerosi collegamenti ipertestuali a corposi documenti) il Circolo Legambiente di Manciano chiude la sua attività politica e ambientalista nelle fila dell'associazione da cui prendeva il nome, i suoi membri daranno continuità al loro impegno nell'alveo della democrazia partecipativa in una associazione per i Beni Comuni, senza capi bastone di remote segreterie regionali e nazionali a dettargli la linea, come si conviene a donne e uomini liberi e pensanti.
 
L'ULTIMO DOSSIER 
Energie rinnovabili e tessere non (rinnovabili)


  Fino al 2005 le energie rinnovabili in Italia erano limitate a quella idroelettrica dei grandi bacini, in quella situazione, l'impegno di Legambiente nel promuoverle era sicuramente giusto e meritevole.
Oggi, la situazione è radicalmente mutata: grazie ad incentivi tra i più generosi d'Europa, il paese intero è diventato terra di conquista per aziende di green economy e gruppi bancari italiani e stranieri.
A scorrere le pagine dei siti regionali dedicati alle Valutazioni Impatto Ambientale in corso, ci si avvede che il territorio italiano è passato al pettine fine, ogni metro quadro è esaminato e valutato per il reddito da rinnovabile che può produrre: centinaia sono i progetti per FV industriale, Eolico, Impianti a biomasse, biogas, biocombustibile, Geotermico, Idroelettrico e così via.
In osservanza alla stessa logica capitalistica che in soli 150 anni ha svuotato il ventre della terra di tutte le risorse fossili che conteneva, la “Green Economy” si appresta al saccheggio della sua superficie, presto unica residua fonte energetica per l'umanità, con buona pace delle generazioni a venire, che si vedranno consegnare un pianeta svuotato di tutte le sue ricchezze, orbato del paesaggio naturale e degli altri beni collettivi e totalmente privatizzato da un oligopolio di padroni dell'energia.
L'ossessione del complotto contro le rinnovabili, che da un anno a questa parte, sembra agitare il gruppo dirigente di Legambiente, in questa situazione sembra del tutto fuori luogo, il settore delle energie rinnovabili gode in Italia di ottima salute.

Bugie rinnovabili

Quando la Concentrix Solar nel settembre 2008, dopo aver perfezionato il suo brevetto di FV a concentrazione, completò la sua catena di produzione che le avrebbe consentito di produrre 25 MWp di pannelli l'anno, si trovò a dover risolvere il problema della commercializzazione del prodotto.
Tutta la ricca Europa continentale era esclusa dalle caratteristiche della tecnologia a concentrazione, che, per raggiungere il suo rendimento ottimale, ha bisogno di cieli limpidi.
Tra i paesi che incentivano le rinnovabili restavano quindi solo i paesi mediterranei e gli Stati Uniti del sud.
L'Italia aveva molte caratteristiche positive:
  • Generose incentivazioni alle rinnovabili.
  • Prossimità alla sede di fabbricazione
  • Disponibilità di capitali d'investimento
  • Grande insolazione.
  • Una classe dirigente molto sollecita nel soddisfare gli interessi del capitale.

Sussistevano due problemi però:
  1. il fotovoltaico a concentrazione non era tra quelli inclusi negli incentivi del Conto energia 2007.
  2. I pannelli della Concentrix, con il loro impatto visivo raggelante (24 mq . in cima ad un sostegno di 6 metri d'altezza), era capace di sollevare indignazione anche in un paese come il nostro, avvezzo, da anni di speculazione edilizia, all'erosione del paesaggio e della bellezza
Alla Concentrix, in Italia, serviva un partner capace di superare questi due ostacoli all'apparenza insormontabili.


1) Incentivi al FV a concentrazione
Tra il dicembre 2008 ed il luglio 2009 L'On.Ermete Realacci ed il Sen. Roberto della Seta hanno sostenuto, da promotori o da semplici firmatari, quasi tutte le mozioni presentate in Camera e Senato volte a far includere il solare a concentrazione tra le fonti incentivate dal nuovo conto energia 2010 (allegato 01)
La modifica è stata recepita dal nuovo decreto del 2010 ed al FV a concentrazione sono state assegnate incentivazioni fino ad un plafond di 200 Mwp istallati.
Un potenziale ritorno garantito per la Concentrix solar, che su questa tecnologia ha alcune lunghezze di vantaggio sui diretti concorrenti, di oltre 2 miliardi di euro, di soli incentivi, nei prossimi venti anni.
Viene siglato un accordo tra la ditta tedesca e la Exalto Energy srl, (Ditta di Gianni Silvestrini e Mario Gamberale del gruppo di vertice di Legambiente) che prevede il pagamento di 80.000 euro a MW istallato. Quindi, per quest'ultima, una parcella potenziale di 16 milioni di euro.
Secondo dichiarazioni di Katiuscia Eroe, del ufficio energia di Legambiente, il 12% dei profitti di Exalto passeranno ad AzzeroCO2, srl di proprietà di Legambiente per finanziare compensazioni sociali ed ambientali.
Mentre si perfezionano questi accordi, esplode l'indignazione popolare per l'invasione dei campi agricoli da parte del FV industriale.
Il nostro circolo, venuto a conoscenza del progetto di realizzare un impianto di oltre 600 ettari nel nostro comune, chiede aiuto al Centro delle energie rinnovabili di Rispescia ed al responsabile nazionale dell'energia Edoardo Zanchini, ricevendo di ritorno solo vaga solidarietà, qualche risposta evasiva e nessuna azione concreta.
Quando poi denuncia la cosa usando la mailing list nazionale dei circoli viene aspramente redarguito dal direttivo regionale.
Il Direttivo nazionale si vede costretto ad emanare la Mozione nazionale sulle rinnovabili del 18 settembre 2010 (all.02) che dovrebbe chiarire la posizione dell'associazione.
Ma vi si afferma tutto ed il contrario di tutto. Si sostiene tra l'altro:
Se correttamente progettati gli impianti fotovoltaici, anche quelli a terra, se di dimensioni limitate... possono rappresentare una prospettiva da guardare con interesse .”
Affermazione che introduce il secondo punto.
2) L'impatto visivo
Tutti i progettisti di impianti di FV industriale accompagnano ormai i progetti alla VIA con la stessa panoplia di “compensazioni ambientali e sociali” mendaci e pretestuose: dalla piena occupazione alla siepe frangi-sguardo, passando per i corridoi ecologici per gli ungulati.
Immancabili poi il boschetto residuale ed il centro didattico sulle energie rinnovabili, dove far affluire le scolaresche in gita.
Exalto ed AzzeroCO2, alle prese con gli enormi pannelli della Concentrix e con il progetto pilota di Cutrofiano, devono far digerire alla cittadinanza un impatto visivo persino peggiore del pannello tradizionale ed al contempo devono rispondere all'imperativo di distinguere il proprio progetto da quelli degli altri, in modo da creare due tipologie di Impianto FV industriale: quello “stupido” e quello “correttamente progettato”.
Così da lasciare mano libera ai circoli locali di contestare gli altri senza intaccare i propri interessi.
Decidono di puntare su due carte:
  • L'alta tecnologia germanica: vantando l'eccezionale rendimento dei pannelli Concentrix, a cui, in un articolo di Nuova Ecologia (all.03), arrivano ad assegnare un mirabolante 44% di rendimento (contro il più realistico 25% asserito dalla stessa Concentrix nel suo sito)
  • L'integrazione con l'attività agricola: prospettando l'idea di coltivare tra i filari dei pannelli.
    Ad oggi, nessun progetto agronomico credibile è stato presentato a sostegno di questa idea, ci si è limitati ad invitare, come testimonial, Andrea Ferrante, Presidente dell'AIAB (Associazione Italiana Agricoltori Biologici) e fratello del Sen. Francesco Ferrante, della segreteria nazionale di Legambiente.
Questa idea è davvero praticabile?      Proviamo ad analizzarla:
Nelle immagini qui sopra del campo di Cutrofiano sono rappresentate due modi per realizzare un impianto da 5MWp su di un campo di 26 ettari: il primo (tratto da Nuova Ecologia) coi pannelli della Concentrix, il secondo con pannelli tradizionali in una nostra elaborazione.

Nel primo caso, pur sussistendo dello spazio libero tra i pannelli, la superficie interessata è molto più vasta, circa 18 ettari.
Nel secondo la superficie occupata è di circa 10 ettari, tra i pannelli restano solo le corsie di servizio all'impianto.
Dal punto di vista dell'impatto visivo è molto più difficile nascondere il primo che non il secondo, sia per la superficie doppia occupata, sia per la maggiore altezza dei pannelli.
Da un punto di vista dell'ombreggiatura non c'è differenza: la superficie di terra fertile sacrificata al FV è la stessa, ma da un punto di vista agronomico la prima soluzione comporta molti più problemi se si pensa di andare a coltivare nelle interfile, dal momento che
  • tra i filari dei 700 pannelli va comunque lasciata una griglia di percorsi carrabili per gli interventi di manutenzione
  • quale che sia la coltura praticata, questa sarà comunque soggetta a lunghissimi periodi di ombreggiamento.
Nel secondo caso, sui 16 ettari superstiti, sarà almeno praticabile la normale agricoltura, senza le complicazioni derivanti da pretestuose commistioni.

Alla luce di queste considerazioni, l'unica effettiva mitigazione d'impatto riscontrabile nel progetto sponsorizzato da Legambiente, rispetto ad omologhi progetti industriali, sta nella scelta di occupare solo il 70% del terreno disponibile, ma, in termini assoluti, in entrambi i casi, del suolo agricolo utile alla produzione di cibo viene stornato dalla produzione agricola con finalità puramente speculative, in termini economici poi, con gli attuali prezzi di affitto o acquisto della terra agricola, procurarsene un 30% in più da restituire all'agricoltura è, per i ricchi speculatori del FV, un sacrificio del tutto trascurabile.
Cibo, la prima energia rinnovabile

Ricordiamo che il cibo è la prima energia rinnovabile, per cronologia ed importanza vitale, e l'agricoltura, che ne è la sua fonte, è stata spesso additata come un attività parassitaria per via dei contributi che riceveva dalla CEE .
Ma un agricoltore, anche il più astuto e nei periodi migliori della PAC, non è mai riuscito a coprire più del 50% del suo reddito con gli incentivi europei.
Adesso, che quel vitale rivolo di risorse si è quasi completamente inaridito, l'agricoltura deve fronteggiare la concorrenza degli oligarchi delle rinnovabili, che dispongono di incentivi che moltiplicano fino a 6 volte il valore di mercato del kWh prodotto.
Il dumping che ne deriva nuoce gravemente all'agricoltura: infatti non si registrano quasi più passaggi di proprietà di terreni agricoli tra coltivatori, quasi tutti gli atti notarili in corso testimoniano una migrazione della terra dall'agricolo al FV.
Ribadiamo inoltre che:
  • Le decine di migliaia di Km2 di tetti e lastrici solari di cui è ormai invaso il nostro paese sarebbero sufficienti ad ospitare FV per produrre 5 volte il fabbisogno elettrico nazionale diurno.
  • Sotto un tetto c'è sempre un'utenza elettrica, sotto un campo no
  • Su di un campo si produce cibo, su di un tetto no
  • Importiamo, in Italia, il 67% del cibo che mangiamo
  • Date codeste premesse, impoverire ulteriormente il nostro sistema agroalimentare è una scelta strategica che denota una eccezionale stupidità,

Imprenditori rinnovabili

Fare l'imprenditore oggi in Italia non è facile: c'è l'incertezza della riscossione del credito, favorita da un sistema giudiziario al collasso, c'è una burocrazia asfissiante e c'è il dumping che le imprese mafiose dedite al riciclaggio fanno ai danni di quelle sane.
Ma chi si provasse a svolgere la sua attività nel settore della green economy dovrebbe fare i conti anche con un altro tipo di concorrenza sleale, quella degli “Imprenditori targati Legambiente”.

Intorno al direttivo di Legambiente ruota una galassia di società, srl, cooperative, fondazioni ed associazioni più o meno esplicitamente ad essa collegate. (All.04)
Tutte hanno al loro interno membri del gruppo dirigente o amici, mogli, figli degli stessi, sono tutte attive nel settore della green economy, tutte possono contare sulla simpatia e sul fattivo sostegno dell'associazione e possono fare affidamento sulla sua articolata rete di rapporti con la politica, l'imprenditoria e le amministrazioni locali.
 Quale oscuro imprenditore, per accaparrarsi l'accordo con la Concentrix, avrebbe potuto mettere in campo un rete di relazioni ed amicizie altrettanto efficace? Avrebbe potuto, ad esempio, alla conferenza stampa di presentazione del progetto, riunire in un sol colpo: il Sindaco di Cutrofiano, il Presidente dell'AIAB, il Vicepresidente Regione Puglia, il Responsabile Settore Energia Legambiente Nazionale e il Vice Presidente vicario ANCI Puglia ? 


Tessere non rinnovabili

Il Circolo di Manciano è stato espulso da Legambiente con la più vile delle procedure, la sola che non richiede che sia espressa una qualsiasi accusa formale:     Il mancato rinnovo delle tessere.
La lettera che ce lo notifica (all.05) ci è pervenuta dal direttivo regionale toscano, lapidaria e priva della benché minima argomentazione: le nostre tessere non sono rinnovabili perché è venuto meno il rapporto fiduciario, punto.
Col capriccioso arbitrio d'un monarca, il nostro regionale ci comunica di non fidarsi più di noi e di volerci fuori dai piedi.
Lo Statuto di Legambiente nazionale è zoppo, è come se la Costituzione di un paese prevedesse solo il governo e nessun parlamento.
Allo stesso modo in Legambiente, per la sua base dei Circoli volontari, non è previsto nessun organo permanente che garantisca un contrappeso allo strapotere del direttivo e delle sue sedi regionali.
Il potere è saldamente nelle mani di un gruppo dirigente a tempo pieno (e con salario garantito), che tutela la perpetuazione della sua leadership grazie anche alla pratica consolidata dell'espulsione dei dissidenti.
Numerosi Circoli hanno subito negli anni questa sorte, ora è toccata a noi.

Non un rigo è giunto al nostro circolo, in questi mesi, alle appassionate lettere aperte inviata ai nostri dirigenti. Non una sola risposta ai nostri legittimi dubbi. 
Asserragliato in un fortino retorico che antepone la forma alla sostanza, il nostro Presidente ha evitato il confronto con un ostinazione che a nostro dire evidenzia solo l'alterigia del suo carattere.

Prima di arrenderci e passare oltre, percorreremo tutte le scarne possibilità di ricorso che ci offrono gli statuti.
Vorremmo restare in questa organizzazione, che è ricca, nella sua base dei circoli volontari, di un umanità generosa e disinteressata.
Vorremmo farlo anche per il fervente desiderio di contribuire a promuovere, nel prossimo congresso, un radicale cambio di leadership e di rotta.

Perché ambientalismo è prima di tutto empatia con la natura, commozione per la sua bellezza, solidarietà tra gli uomini, sopratutto con i più deboli e disarmati: quelli delle generazioni future, che, se nessuno si opporrà, non avranno mai il privilegio di vedere una angolo di mondo incontaminato.
Ambientalismo è anche pietà per i nostri fratelli minori, gli animali, sia quelli selvatici, che vedono il loro spazi vitali depredati e sminuzzati da sempre nuovi recinti, sia quelli “da macello” la maggior parte dei quali conduce una misera esistenza in una perpetua Treblinka, prima di finirci nel piatto.

Senza un cambio di prospettiva non si esce dall'avvitamento fatale che negli ultimi due secoli ha condotto alla devastazione del pianeta, senza una netta cesura con il concetto di PIL e di sviluppo permanente (anche nella sua ipocrita accezione di “sostenibile”) non si potrà fermare il degrado, ogni briciola di ricchezza e di energia sarà succhiata, consumata, privatizzata.
Il saccheggio del territorio ad opera delle rinnovabili sarà affiancato dalle sozzure del nucleare e delle nuove centrali a carbone e le prospezioni petrolifere non cesseranno finché anche l'ultima stilla di petrolio non sia stata estratta e combusta.

Un'associazione ambientalista degna di tale appellativo dovrebbe lottare contro tutto questo e non farsene complice o peggio, artefice .
Dovrebbe saper dire di NO, senza paura, anche se questo gli precludesse l'accesso ai salotti buoni dei predoni, gli alienasse i comodi posti dei poltronifici di Stato o sciupasse le carriere politiche dei suoi dirigenti.
Come quel partito politico, da cui nasce Legambiente, che nelle sue infinite abiure e cambi di nome, ha smarrito il suo Nord, perso per strada la sua base di operai e lavoratori ed ormai, senza vergogna alcuna, si schiera con l'imprenditore che affossa lo Statuto dei lavoratori, così Legambiente, ad opera del suo inamovibile gruppo dirigente, ha abbandonato la strada della difesa dell'ambiente per intraprendere quella del suo sfruttamento.

martedì 19 ottobre 2010

EFFICIENZA ENERGETICA E PRIORITÀ DIMENTICATE

La prodigiosa efficienza energetica dell'uomo
L'uomo, con le sue capacità cognitive, con  la sua fantasia e con la sua forza fisica è anche un vero prodigio di efficienza energetica: se fosse un elettrodomestico sarebbe collocato in classe  AA. (anzi, per la verità, meriterebbe una classificazione tutta sua, dato che nessun manufatto meccanico si avvicina neanche lontanamente al suo grado di efficienza).
Per funzionare, infatti, sull'arco delle 24 ore, abbisogna  di sole 3400 kcal. di cibo, che convertite in Watt equivalgono a circa 4 kWh :      il consumo equivalente di una grossa lampadina.
Un operaio, sotto sforzo, consuma quanto un piccolo trapano da hobbistica: 400 Wh
Eppure, di questi tempi, si direbbe che  questo prodigioso “articolo” sia diventato obsoleto, e tutte le imprese si danno un gran da fare per espellerlo dalla catena produttiva.

Alimentazione, il primo combustibile
Nonostante i bassi consumi pro capite, per nutrire 60 milioni di italiani sono necessari ogni giorno l'equivalente in cibo di 251,2 GW h , ossia un terzo dei consumi elettrici complessivi richiesti dalla nostra economia.
Se il valore assoluto può sembrare modesto, rispetto ai numeri colossali necessari a rifornire il paese di energia per il trasporto merci e passeggeri, per il riscaldamento e per il fabbisogno elettrico,  il compito che grava sulle spalle degli agricoltori italiani non è da poco, soprattutto tenuto conto che :
  •    l'elevato consumo di cibo sotto forma di proteine animali, moltiplica x 10 la quantità di fertilizzanti, lavorazioni  ed acqua, (ed emissioni in CO2) necessari, rispetto a quelli che sarebbero sufficienti per nutrire invece una popolazione a prevalente dieta vegetariana.
  •    Il redditto dell'agricoltura, imprigionato in complessi meccanismi speculativi, ha raggiunto livelli così insostenibili da costringere molti operatori a gettare la spugna e cercarsi altri impieghi.
  •   Le migliori terre fertili, una volta disponibili all'agricoltura, sono ora scomparse sotto una infinita colata di cemento

Si dice sempre che la speculazione edilizia degli ultimi 50 anni ha ricoperto di cemento il 12% del suolo italiano, quello che non si specifica è che tale speculazione si è concentrata nelle fertili terre di pianura e fondovalle, che hanno immolato all'edilizia più del 60% della loro superficie, ed il restante 40% assume ormai connotazioni da area residuale, da improvviso vuoto urbano (terrain vague,  li definiscono, efficacemente, i francesi)


L'immagine a sinistra è una termografia notturna da satellite, individua con grande accuratezza, in colore rosso e nero, le zone urbanizzate. Un rapido confronto con l'immagine diurna a destra dimostra che la quasi totalità delle terre fertili di pianura sono perse per sempre.
 L'agricoltura resiste in zone collinari e svantaggiate, dove riusciamo ancora a produrre un cibo di qualità, ma non certo soddisfare le esigenze alimentari di 60 milioni di abitanti.

Negli ultimi 10 anni, in Cina i consumi di carne sono aumentati di otto volte, quelli di frutta e verdura dieci volte, e l’Onu prevede che nel 2050 la Terra sarà popolata da 9,2 miliardi di persone, ossia 2,5 miliardi di nuove bocche da sfamare.
Il fenomeno del land grabbing, ossia l’accaparramento di terre ad opera di multinazionali e fondi d'investimento internazionali(soprattutto in Africa), che nasce dalla preoccupazione di non avere abbastanza aree coltivabili, si sta propagando a ritmi incalzanti. (8 milioni di ettari nel 2009, 45 milioni nel 2010)
Ovunque, tranne che in Italia, si è capito che proprio sulla produzione del cibo, attraverso l’attività agricola, si gioca la partita decisiva per il futuro del mondo globalizzato.
Questo paese dipende a tal punto dal commercio estero da far stimare che, qualora una crisi internazionale arrestasse il commercio di alimenti, la nostra popolazione sarebbe ridotta alla fame nel giro di poche settimane.

Grandi impianti Fotovoltaici in terra agricola
Chissà cosa ne penserebbe, Angelo Piras, cui è dedicato l'agghiacciante lago di silicio, destinato a coprire altri 29 ettari di terra agricola della fertile pianura di Montalto, del fatto che lo scempio venga compiuto in suo nome.
Eppure, con una disinvoltura che non ha eguali nel resto del mondo, si pianifica di trasferire una cospicua fetta delle terre agricole residue dalla produzione alimentare a quella elettrica e di farlo in particolare su quelle fertili di pianura e fondovalle, con l'assurda motivazione che queste sono più facili da nascondere, con l'ausilio di siepi, alla vista del passante distratto.
Un governo responsabile ed oculato come quello tedesco lo ha capito per tempo e, nel luglio scorso, ha abolito qualsiasi forma di incentivazione sul FV istallato su terreni agricoli.
Quello italiano, invece, dopo aver fatto sperare ad una progressiva riduzione delle aliquote a partire dalla fine del 2010, ha fatto votare, in un Senato dimezzato dalle ferie estive, una proroga degli elevatissimi incentivi del D.L. sul Contoenergia fino al giugno del 2011, sei mesi più in là della scadenza prevista, nonostante il calo dei prezzi del silicio sopravvenuto dal 2007 ad oggi non lo giustificasse in alcun modo.
Sono state pubblicate da qualche giorno le attese linee guida nazionali, che non modificano di molto la situazione: esistono due tipologie di impianti a terra, quelli industriali, senza limiti di esenzione anche se soggetti al VIA o VAS, e quelli “agricoli”  fino ad 1 Mwp.
La provincia di Grosseto teoricamente prescrive di posizionare gli impianti industriali in aree marginali, poi invece fissa un limite dello 0,8% del terreno comunale utilizzabile, come se ogni comune avesse la medesima percentuale di terreni marginali, per il momento comunque in maremma ancora non si muove nulla per questa tipologia di impianti, in attesa delle Osservazioni della Regione alle Linee guida nazionali;
Invece gli impianti “cosiddetti agricoli” di taglia di 1 MWp sono già partiti, non ci sono molti      agricoltori che possano permettersi di pagare 3,5 milioni di euro  per un impianto FV mentre si ha notizia certa che, malgrado i paletti posti dalla provincia con l'obbligo del PMA. le campagne sono battute da procacciatori d'affari che acquisiscono dai contadini i diritti FV inutilizzati in cambio di un affitto del terreno.
Un vero contadino trarrebbe già un cospicuo incentivo al reddito (15 mila euro l'anno) da un impianto FV in regime di scambio sul posto, con una potenza di 20 kWp,  sicuramente più alla portata dei suoi mezzi e  posizionabile sul tetto di un fienile  

Filiera ed occupazione
Negli ultimi mesi si sente ripetere che, se una ripresa economica ci sarà, questa avverrà senza occupazione.
Il motivo è noto: il capitale ama la rendita e detesta la manodopera, specie quella occidentale, col suo bagaglio di consapevolezza, statuto dei lavoratori e sindacato.
Ormai da tempo gli investitori stanno migrando dall'industria alla finanza o verso attività produttive a bassa necessità di lavoro manuale.
Il latifondo fotovoltaico nasce in quest'ottica.  Il suo profitto, che deriva, al momento, solo da contributi statali, e l'assenza quasi totale di personale di gestione, lo assimila più alla rendita finanziaria che alla produzione industriale.

Un impianto industriale della multinazionale americana SUNPOWER Corp. di 42 MWp e 120 ettari di superficie visitato a Montalto di Castro, costato oltre 150 milioni di euro,  dà lavoro fisso solo a 3 vigilantes, che, in 3 turni assicurano la sorveglianza sulle 24 ore.
La manutenzione è affidata a una ditta esterna che viene allertata da un sistema computerizzato ed interviene solo in caso di anomalie del sistema.
Gli stessi terreni, che sono ortivi, pianeggianti ed irrigui, ben utilizzati potrebbero generare, secondo le tabelle provinciali, 300.000 ore lavorative annue, ossia: lavoro fisso per 125 addetti, e con investimenti cento volte inferiori.
E non si sta creando alcuna filiera, se non quella d'istallazione degli impianti, che viene dall'edilizia, non necessita di alcun “know how” particolare e trova un impiego solo transitorio nella attività fotovoltaica.

La materia prima (pannelli ed inverter) è quasi esclusivamente fabbricata in Asia, ed anche le industrie tedesche e spagnole, nate sulla spinta delle incentivazioni europee e costrette a servirsi di manodopera, stanno cominciando a de-localizzare  gli impianti di produzione dei pannelli nei  paesi de-sindacalizzati dell'Asia meridionale.
Alcune fuorvianti bugie sul FV a terra
Inserzione sul programma FESTAMBIENTE 2010
Nel tentativo di disinnescare la crescente indignazione per il consumo di suolo agricolo da parte del FV industriale, la lobby delle energie rinnovabili, con una strategia consolidata negli anni dalle Multinazionali del tabacco, del petrolio e della chimica, comincia a produrre teorie ecologiche di dubbia fondatezza scientifica, che giungono ad affermare che l'ambiente agricolo avrebbe da giovarsi dalla massiccia copertura dei suoli con i pannelli di silicio.
Un terreno lasciato al naturale alle nostre latitudini, in primavera sviluppa piante erbacee che vanno rapidamente in seme raggiungendo anche i 150 cm di altezza
Dal secondo anno compaiono rovi, ginestre e cardi che superano i due metri.
Per finire arrivano le piante arboree. 

Dopo cinque anni d'incuria, un campo, se incappasse in un controllo del Corpo Forestale, verrebbe stornato dall'uso agricolo e passato alla forestazione.
Dopo trenta, il suolo sarebbe forse coperto da un soffice e fresco strato di humus, ma anche da un bosco ceduo maturo per il taglio.
L'unico prato naturale che potrebbe essere mantenuto sotto i filari dei pannelli sarebbe quello suggerito dall'agricoltura biologica per frutteti ed uliveti, ma quel prato è mantenuto con l'ausilio di reiterate trinciature, che tra i filari dei pannelli FV dovrebbero essere eseguite a mano, dato che il passaggio di un grosso mezzo meccanico metterebbe a rischio attrezzatura troppo fragile e costosa.
Purtroppo però, è molto più probabile che, una volta ottenute le concessioni e realizzati gli impianti, la crescita di piante verrebbe contrastata con l'uso di DISERBANTI.
Già le Regioni e le ASL ne autorizzano diversi utilizzi extra-agricoli, come sempre più spesso constatiamo, ad ogni primavera, guardando l'erba, prima tinta d'arancione e poi avvizzita, nelle fossette di strade ed autostrade.
L'idea di considerare gli impianti industriali di FV come un occupazione transitoria (ventennale) del suolo agricolo, mostra in questa immagine tutta la sua infondatezza:
Piazzali in cemento, cabine elettriche e capannoni industriali stanno a testimoniare l'irreversibilità del saccheggio speculativo.

sabato 31 luglio 2010

I paradossi della Pac

Un interessante editoriale del Guardian ci mostra i paradossi della Politica agricola comunitaria (Pac): alcuni esempi di soggetti che hanno ricevuto lauti sussidi dall’Ue sono sconcertanti.
Ecco i più “interessanti”: la società Rhum Martinique Saint James produce una dignitosa gamma di bevande su un’isola a 4000 chilometri dalla Francia, il che non le ha impedito di ricevere lo scorso anno più di un milione di euro di sussidi agricoli. Nella lista francese dei 174 che ricevono aiuti milionari compaiono anche diversi produttori di banane. Altrove, somme più piccole sono andate a un club svedese di fisarmoniche, uno danese di biliardo, alla figlia 26enne dell’ex ministro bulgaro dell’agricoltura (che ha incassato oltre 700.000 euro), all’aeroporto Schipol di Amsterdam (quasi centomila euro).

Tutti sono d’accordo sul fatto che la politica agricola comune, che costa 50 miliardi di euro all’anno, così come è non funzioni. Pubblicamente tutti promettono riforme. In privato però sono alla caccia di quanto possono cavarne. Il risultato è un disastro economico e ambientale. I piccoli agricoltori fanno fatica a sopravvivere, come dimostra il rapporto del dicembre 2009 sull’agricoltura di montagna, mentre grandi società agrarie si dividono i proventi della Pac, in particolare i produttori di zucchero. Questi ultimi sono tra tutti i maggiori beneficiari:144 milioni alla francese St Louis Sugar e 42,9 milioni alla tedesca Sudzucker.

Queste anomalie sono saltate alla ribalta grazie al lavoro di una piccola organizzazione (farmsubsidy.org), che ha recuperato dati nascosti dai 27 Governi dell’Ue e li ha messi a disposizione online. Il risultato da una parte rafforza la causa di chi dice che la Pac deve essere eliminata, dall’altra conferma perché è impossibile farlo. Troppe persone se ne avvantaggiano perché si trovi un accordo per cambiare questo stato di cose. Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, aveva promesso una riforma «senza tabù o restrizioni». Lo scorso anno è stata presentata una bozza che rappresentava una marcia indietro rispetto a un reale cambiamento. Era troppo presto per «determinare i contorni o le esatte intenzioni di future riforme», concludeva il documento. In definitiva i Governi degli Stati membri non sono abbastanza forti da opporsi a interessi consolidati.
Non ci resta che aspettare nella riforma del 2013, ma le prospettive non sono rosee.

Luca Bernardini,      Slow food

lunedì 19 luglio 2010

Istantanea del Bel Paese

In un paese afflitto da mal governo, corruzione generalizzata, buchi di bilancio, disoccupazione, strapotere mafioso e via dicendo, ad occuparsi della questione dei rifiuti abbandonati sul territorio, si fa figura di bacchettoni dediti al futile bon ton.
Eppure nulla, meglio di questo fenomeno, descrive l'arretratezza culturale e civile di questo paese.
Spiagge e scogliere irte di mozziconi, fossette stradali ricolme di ogni genere di rifiuti,  scarpate trasformate in discariche di rottami e relitti, nulla di tutto questo desta ormai pubblica indignazione.

Se (rarissimamente) questo argomento si affaccia agli onori della cronaca su giornali o TV è solo per stigmatizzare, con fini elettorali avversi, l'inerzia di questa o quella amministrazione pubblica, colpevoli di non ripulire con sufficiente solerzia.
Mai vengono additati gli unici veri responsabili: ovvero quei cittadini cialtroni e ridanciani, pavidi e protervi, superficiali ed ignoranti che in maggioranza ormai, popolano la penisola italiana.
Tutti concorrono infatti a tenere questa moltitudine di maleducati al riparo da ogni rimprovero:
Da una televisione ed un editoria che vivono di Auditel e indici di gradimento, ad una classe politica che insegue solo sondaggi e consenso,  ad un sistema economico per il quale non esistono cittadini, ma solo consumatori.
Consumatori da coccolare e adulare, o da istupidire e disinformare, da ingannare e da vessare , ma mai, in nessun caso, da rimproverare.
Perché critica e rimprovero generano consapevolezza e coscienza di se,  stati dell'animo da fuggire come la peste in questo bizzarro, sconfortante paese. 

nella foto: Via Aurelia, Maremma, sulla rotta del turismo transalpino, un biglietto da visita del Bel Paese

Con mille scuse a quella esigua minoranza di bravi ed onesti cittadini italiani che resiste, resiste, ma che nella sua condizione di eccezione non può far altro che...  confermare la regola

sabato 19 giugno 2010

terra rubata alla Terra

Il testo che segue è stato inviato a tutti i circoli Legambiente d'Italia, nel desiderio di attivare una movimento di base di resistenza al consumo di terre coltivabili ad opera del latifondo fotovoltaico.

Mentre l'imperativo di “arginare il consumo di territorio” sembra essere diventata una priorità per politici ed intellettuali italiani, si prepara in tutta Italia un colossale e fulmineo saccheggio di territorio agricolo.
L'attacco viene da un settore che reputavamo amico e che fino a ieri avevamo sostenuto a spada tratta:  la produzione elettrica da fotovoltaico.
Gli attori del saccheggio invece sono sempre gli stessi: la speculazione economica in combutta con la casta politica dei gaudenti imprevidenti.
La congiuntura che rende il saccheggio attuabile e urgente è quella data da una cospicua discesa del costo del pannello fotovoltaico ( oltre il 30%) incrociata al perdurare, fino alla fine del 2010 degli alti incentivi previsti dal Conto-energia 2007 (in media  € 0,38  x kW prodotto)

Le cifre del saccheggio:
Non abbiamo cifre generali,  ma alcuni “carotaggi” effettuati in piccoli comuni del grossetano danno un idea della situazione:
Manciano : 7.000 abitanti, richieste per 1.025 ettari
Scansano :  4.300 abitanti, richieste per 460 ettari
Non è difficile ipotizzare che in tutto il Paese decine di migliaia di ettari della migliore terra coltivabile passeranno dalla produzione agricola a quella industriale, nel giro di pochi mesi ed in totale assenza di controlli (la provincia di Grosseto ha varato un PTC che abolisce la Valutazione di impatto ambientale e per impianti sotto ai 5 ettari di superficie anche la variante urbanistica)


Le conseguenze per l'occupazione:
I nostri amministratori difendono le loro scelte con il mantra dell'occupazione, ma la verità è un altra:
- Un ettaro di terreno agricolo può generare un numero variabile di ore lavorative, che secondo le tabelle della provincia per il calcolo delle ULU (unità lavoro uomo), va dalle 30 alle 500 ore annue per ettaro, a secondo che si coltivino cereali o ulivi. (con gli ortaggi si arriva anche a 2500 ore/annue)
Con i grandi impianti fotovoltaici, ultimata in pochi mesi l'istallazione, le ore scendono a quelle necessarie a spargere il diserbante un paio di volte l'anno tra i filari di pannelli, diciamo 4 o 5 ore annue/ha.
Nella sola Manciano con i suoi 1025 ettari di impianti richiesti si avrà una perdita netta di occupazione che va dalle 25.025 alle 498.000 di ore lavorative all'anno, sottratte all'agricoltura.

Le conseguenze per il paesaggio:
Per la Provincia di Grosseto, il legislatore consiglia di collocare gli impianti su terreni “piatti” e di circondarli con siepi.
L'astuzia dialettica di evitare termini come “pianura” o  “fondovalle” (troppo evocativi dell'idea di “fertilità”) denuncia già le intenzioni. L'aggiunta della siepe completa il quadro:  per gli amministratori della provincia di Grosseto, il paesaggio  non è l'onesto risultato dell'equilibrio tra le attività antropiche e gli imperativi della natura, ma è un set cinematografico,  con le quinte a nascondere tutte le brutture che disturberebbero lo spettatore e svelerebbero la finzione scenica.
Sarà comunque difficile nascondere tutto lo scempio, con impianti industriali di diverse centinaia di ettari, senza soluzione di continuità, circondati da recinzioni in griglia rigida, impermeabili alla circolazione di qualunque animale terrestre, e punteggiate di alte antenne con riflettori e videocamere di sorveglianza.
Anche la dispersione sul territorio di una miriade di impianti “agricoli” (fino a 1.000 kWp) produrrà danni incalcolabili: oltre all'impatto visivo di questi laghi di silicio,  la distribuzione all'utenza dell'energia prodotta stenderà sulle campagne una ragnatela di elettrodotti di bassa e media tensione, che non sarebbero necessari nel caso di impianti proporzionati ai consumi.

Conseguenze Alimentari e Strategiche:
       Mantenere la capacità di sussistenza di una nazione, in caso di crisi internazionale, è sempre stata una priorità per qualsiasi governo responsabile, almeno quanto quella di mantenere un apparato di Difesa efficiente.
L'emergenza più grave che ci troveremo ad affrontare, con il progressivo esaurirsi delle fonti fossili, non sarà energetica ma alimentare. La crisi economica del 2008 lo ha già dimostrato: il petrolio regola il prezzo del grano, prima perché alimenta i macchinari necessari alla coltivazione e poi perché ne consente il trasporto a basso costo su tutto il pianeta.
       L'Italia non ha abbondanza di terre coltivabili, quando negli anni 30 subì l'embargo in ritorsione alla guerra in Libia, il regime, per sfamare la popolazione, fu costretto  a far  coltivare il grano anche nei giardini pubblici.
Da allora la situazione è molto peggiorata, La popolazione è raddoppiata ed una buona fetta delle terre coltivabili è stata divorata dalla speculazione edilizia.

Il fotovoltaico è una risorsa fondamentale per la soluzione del problema energetico degli anni a venire, ma  si possano trovare collocazioni molto più vantaggiose della terra agricola.
Il 12% del territori nazionale è già stato cementificato, se un tetto su tre fosse coperto da fotovoltaico, si realizzerebbe una superficie di 12.053 Km quadrati, ossia 241 milioni di kWp. Che soddiferebbero tutto il fabbisogno nazionale diurno senza sacrificare un solo metro quadro della nostra capacità produttiva agricola.
Si potrebbero usare inoltre cave dismesse, vecchie discariche, ex aeroporti, barriere antirumore  di strade e autostrade, coperture di parcheggi, facciate di palazzi, rotatorie stradali.

Cosa fa il resto del mondo:
Mentre in Italia  è in corso il più grande cambio di destinazione d'uso dei terreni agricoli mai operato prima, nel silenzio assordate delle Associazioni ambientaliste nazionali e con la totale complicità delle associazioni di agricoltori (ormai rassegnate a considerare i loro iscritti alla stregua di inutili relitti del passato) nel resto del mondo il dibattito sulla salvaguardia dei territori agricoli dalla cupidigia degli speculatori è al suo apice:

- La Germania ha varato il 10 giugno scorso un ribasso degli incentivi che va dal 16%  per le istallazioni integrate negli edifici al 100% per quelle fatte su suolo agricolo, (ovvero  nessun incentivo per gli impianti che intaccano la superficie coltivabile del paese) mentre molte Land, sulla spinta  di associazioni di agricoltori, stanno varando norme  che tendono ad autorizzare l'istallazione a terra solo se realizzate su terreni già degradati.
http://guntherportfolio.com/2010/02/german-photovoltaic-feed-in-tariff-frenzy-part-2/;

La stessa tendenza è osservabile in Canada
http://www.omafra.gov.on.ca/english/engineer/ge_bib/photo.htm

Mentre i danesi si preoccupano (loro) per le sorti del Belpaese e per lo scempio da fotovoltaico nelle campagne del Salento
http://rinnovabili360.org/blog/%3Fp%3D506%26gtlang%3Dda

Negli USA, la protezione delle terre coltivabili anima molti forum e siti ambientalisti, qui  è l'American Farmland Trust, potente associazione di contadini americani,  che si fa promotrice di una legge federale che impedisca il passaggio dei terreni dall'uso agricolo a quello industriale.
http://www.farmland.org/&rurl=translate.google.it&twu=1&usg=ALkJrhjpoqI2cmk_l31KnAmV3J-T_HILNQ

Concludiamo con il brano di un intervista a Henning Wicht, principale analista del "iSuppli Photovoltaics Market Research group",  (team di analisti che si è distinto per aver previsto il collasso del silicio e dei prezzi del modulo nel 2009) :

D. "Che andamento dei prezzi/modulo  si aspetta in questo e il prossimo anno?

R. "I prezzi sono rimasti stabili nel primo semestre del 2010,  tra 1,40 € / W per i bassi prezzi dei prodotti cinesi e 1,9 € / W per i prodotti europei. Prevediamo che i prezzi scenderanno leggermente  nel secondo semestre del 2010, per compensare il taglio FIT (ndt. Il corrispettivo del GSE in Italia) in Germania. Ci sono ancora due ragioni che sostengono la stabilità dei prezzi: un rally di fine anno in Italia  e l'indebolimento dell'euro che sta ostacolando i fornitori cinesi nell'applicare prezzi più bassi.
Per il 2011, non abbiamo ancora i dati ASP ma ci aspettiamo una discesa fino a 1 € / W per i moduli.

D."Qual è l'impatto potenziale, e per quali importanti aziende del fotovoltaico, del fatto che il governo tedesco intenda ridurre o addirittura interrompere la FIT per impianti fotovoltaici al suolo?"

R."Come recentemente confermato, la FIT tedesco non sosterrà il fotovoltaico su terreni agricoli. A prima vista, questo emendamento riguarda il segmento preferito mercato di First Solar e di altri  fornitori di film sottile (a-Si, tandem). Tuttavia, gli impianti a terra per la conversione di terreni non agricoli sono ancora inclusi nel finanziamento. Io credo che i fornitori di film sottili e EPC saranno in grado di affrontare queste aree, tuttavia i permessi e la pianificazione probabilmente richiederanno più tempo, quindi il segmento degli impianti a terra, rischia un rallentamento rispetto a quello su tetto, che è invece in rapida crescita."

http://www.solarplaza.com/article/interview-with-henning-wicht-senior-director-and

Al “Rally” di cui parla l'analista tedesco, sembra che parteciperanno anche molte delle aziende tedesche in fuga da quel paese, dove i governanti sanno fare i conti con la complessità del presente senza pregiudicare il futuro della nazione ed il bene delle generazioni a venire.
Riverseranno la loro devastante competenza sul nostro  paese,  dove una classe dirigente miope ed insipiente è ben decisa a spalancare loro le porte.

clicca per ingrandire


Pubblichiamo (previa autorizzazione)  le repliche ricevute dai circoli.

- Circolo Legambiente Cuneo
La vostra presa di posizione è assolutamente condivisibile: il nostro
circolo da oltre un anno sta cercando di opporsi, insieme ad altre
associazioni (incluso "Stop al consumo di territorio"), a questa sciagurata
devastazione del prezioso suolo; con noi condividono la battaglia anche le
associazioni agricole locali quali Coldiretti e CIA; qualcosa stiamo
smuovendo; certo è urgente e necessario un didattito serio e la proposta di
strategia unitaria nazionale ci trova pienamente d'accordo: basta affermare
e sostenere acriticamente che tutto il "rinnovabile è bello"! Lo stesso
vale, almeno per le nostre zone,  anche per l'ìdroelettrico "di rapina" che
sta
cementificando/devastando canali irrigui secolari e intubando Km di torrenti
montani
Allego due fra i documenti prodotti sul FV su suolo
La nostra campagna locale ha riscontro sul sito
http://www.stopalconsumoditerritorio.it/index.php?option=com_content&task=blogcategory&id=34&Itemid=90
Gianfranco Peano
Presidente Circolo Legambiente Cuneo

- Legambiente Capannori e Piana Lucchese
Carissimi/e, a proposito di terra rubata , la mia opinione è semplice ed è questa:
Poichè l'energia è di fondamentale importanza ,per la vita ed il lavoro delle persone, è necessario scegliere:
Vogliamo il petrolio con tutte le conseguenze di inquinamento e il controllo stretto delle pochissime multinazionali che stanno depredando i paesi poveri del mondo?
Vogliamo le centrali nucleari anche in Italia?
Poichè non è questo che vogliamo allora dobbiamo fare delle proposte credibili ed attuabili sostenendo tutte le scelte che possono essere fatte per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per una produzione energetica diffusa promossa dai cittadini e dalle piccole e medie imprese.  In sostanza promuovere lo sviluppo sostenibile.
Si può discutere ovviamente delle modalità attuative, della salvaguardia di alcuni luoghi particolarmente pregiati dal punto di vista ambientale. Ci devono essere,certamente, norme per la tutela pesaggistica, questo si! Ma sostenere che nel nostro paese manca la terra da lavorare mi sembra, sinceramente, fuori luogo. Io penso invece  che i problemi dell'agricoltura siano altri. ma questa sarebbe un'altra  bella discussione.
Quindi , per me Legambiente, ha una posizione corretta, condivisa e sostenibile.
cordiali saluti
guido angelini
Legambiente Capannori e Piana Lucchese

- Circolo Sarmazza -Legambiente Saonara-Vigonovo
Salve, Perfettamente d'accordo con voi , siamo a conoscenza di progetti simili, pur se non di queste dimensioni, anche nel Veneto che come bene sappiamo è già ampiamente devastato dal consumo dissennato di suolo, tema sul quale stiamo svolgendo una grande battaglia a partire dai nuovi piani urbanistici e le "grandi opere" in fase di approvazione.
Siamo la regione dei capannoni, basterebbe utilizzare quelli e il problema sarebbe risolto.
Credo che Legambiente nazionale  debba assolutamente prendere una posizione netta di condanna di questo tipo di speculazione e tutti i circoli locali debbano denunciare iniziative di questo genere previste nei loro territori.
complimenti per il lavoro svolto
cari saluti

Legambiente Saonara-Vigonovo - Circolo Sarmazza
aderiamo a CAT - Comitati Ambiente e Territorio - Riviera del Brenta e Miranese www.infocat.it

- LEGAMBIENTE  TOSCANA  O.N.L.U.S.
...

- Circolo Legambiente Il Tiglio
Grazie Andrea per la preziosa segnalazione.
Ti invio in allegato una richiesta che abbiamo appena inviato all'amministrazione comunale di Vigasio (Verona) in quanto anche qui la giunta ha deliberato di fare uno studio di fattibilità per cercare un terreno adatto ad ospitare un impianto fotovoltaico.
Ciao,
Vincenzo Parise
Responsabile Legambiente - Circolo Il Tiglio


- Circolo Legambiente Medicina (BO)
Grazie per l'informazione. Vi trasmettiamo le nostre, nonchè di alcuni
residenti, considerazioni e osservazioni, in questa demenziale speculazione,
fatte alla Provincia di Bologna, su di un mega impianto della Coop.
Trasporti di Imola, il primo "agricoltore" per proprietà del comune di
Imola, che sta trasformando gradualmente la destinazione d'uso dei terrenui
agricoli in campi fotovoltaici!

Legambiente Medicina

- Circolo Trani Legambiente
Qui in Puglia, ed in particolare nella neo provincia BAT, siamo in piena
emergenza Biomasse.
Considerare gli impianti a Biomasse al pari delle rinnovabili vere (solare
ed eolico) è un'aberrazione.
La puglia è ad elevato  rischio di desertificazione e prima ancora di
bruciare le biomasse bisognerebbe restituirle ai suoli.
Allego un documento che rappresenta la sintesi degli impianti proposti in
Puglia.
Salutoni.
   Francesco Bartucci

- Circolo Legambiente Cinisello Balsamo ONLUS
Carissimi, condivido pienamente quanto affermate e mi piacerebbe che Legambiente Nazionale prendesse una forte posizione al riguardo.
Io vivo in una citta' di 12,5 Km2 con circa 75.000 abitanti a Nord di Milano (ma praticamente ad essa contigua). Densita' abitative elevate che ci dovrebbero far difendere i pochi spazi inedificati.
Abbiamo infatti subito in questi anni una copertura di suolo pazzesca (75% di suolo cementificato) ed abbiamo solo 2 grandi (grandi per noi che di aree verdi ne abbiamo proprio poche..) parchi
che ci permettono di respirare. Ora la trovata e' di mettere i pannelli fotovoltaici proprio nei parchi, quando abbiamo una superficie industriale di capannoni che arriva a coprire una grossa fetta di territorio.
Speriamo che la questione da voi sollevata prenda corpo il prima possibile.
Con stima

Ivan Fumagalli, presidente Circolo Legambiente Cinisello Balsamo ONLUS
(Circolo Trani Legambiente)

- Circolo Legambiente Brindisi
Il vostro problema è anche il nostro, e si sta sviluppando in maniera
esponenziale e drammatica. Lo abbiamo fatto presente  a Zanchini,  in un
recentissimo incontro organizzato dal nostro Regionale. Occorre fare qualcosa
ufficialmente e subito.  Teniamoci in contatto.Cordiali saluti.
Enrico Favuzzi circolo legambiente Brindisi
PS.Il nostro pensiero è che si debbano dare meno incentivi ai pseudo imprenditori che piazzano campi
fotovoltaici, e più ai privati che vogliano installare tetti fotovoltaici per
esclusivo uso personale. Insomma meno energia in rete e più usi privati.
Seguirò il blog.


- Circolo di Barbariga Bassa Bresciana.
Ciao ragazzi tutta la nostra solidarietà dal circolo di barbariga bassa
bresciana.
un abbraccio da
Gabriele Pellegrini,teneteci informati

- Circolo Legambiente Doradilla Nuoro
Ciao Andrea, noi in Sardegna sappiamo bene cosa vuol dire speculare
sulle energie rinnovabili. Renato Soru voleva regolare con norme ben
precise l'affare dell'eolico, ma l'avvento del centro destra ha
deregolato il tutto, con la conseguenza di infiltrazioni mafiose nella
nostra Isola che i media hanno denunciato ultimamente. Quello che
denunci tu è sacrosanto, è il solito andazzo tutto italiano di
sfruttare a fini di solo tornaconto anche le sensibilità ambientali di
intere comunità.... ci vorrà tutto  il nostro impegno di legambientini
per cercare di riportare nei giusti binari una politica ambientale
giusta e corretta ... non arrendiamoci

ciao Pier Luigi Meloni, circolo Legambiente Doradilla Nuoro

- Circolo Legambiente Bassa Sabina
CIAO ANDREA .
MI CHIAMO SANDRO MANCINI, SONO RESPONSABILE DEL CIRCOLO
LEGAMBIENTE BASSA SABINA. TI RINGRAZIO PER LA PROPOSTA.
ABITO E SONO ATTIVO A POGGIO MIRTETO IN PROVINCIA DI RIETI, 150.000 ABITANTI
RACCOLTA DIFFERENZIATA AL 4 PER CENTO, AGGRESSIONI AL TERRITORIO,
COLATE DI CEMENTO  DEFINITE GRANDI OPERE , SCELTE DALL'
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE, DI DA SEMPRE CENTRO SINISTRA , COME MODELLO DI SVILUPPO.QUESTO PER DIRTI SOMMARIAMENTE COME SIAMO MESSI IN SABINA.
VENENDO AL FOTOVOLTAICO , SONO ARRIVATI A PROPORRE 40 ETTARI DI PANNELLI A TERRA.
MA IL NAZIONALE CHE DICE? ANCHE QUESTO E' CONSUMO E ALTERAZIONE DEL TERRITORIO.
IMPONIAMO CHE LA PRODUZIONE SIA DESTINATA A CONSUMI LOCALI, FORSE RIDURREMO LA SPECULAZIONE.


CIAO, SANDRO

- Circolo Legambiente  Milano Ovest
Gentile Andrea, grazie per avermi chiarito e edotto su vidende che se non vissute sulla propria pelle,(come è capitato a voi) a volte ci sfuggono o risultano poco capibili.
Sicuramente avrai l'appoggio del nostro Circolo, girerò a tutti i soci del Circolo la tua mail.
Qualora vorrai coinvolgerci, esempio in raccolta firme o altro, siamo a disposizione.

Francesco De Carli Presidente Legambiente Circolo MIlano Ovest

- Legambiente Viterbo
...

- Legambiente Parco del Vesuvio

Ciao Andrea,
sono daccordo sulla questione che è ingiusto sacrificare terra coltivabile
per installare pannelli solari che potrebbero essere facilmente essere posti
in centinaia di altri luoghi  (capannoni industriali, pensiline, barriere di
autostrade, tetti dei fabbricati ecc. ecc. ) Come al solito però, sembra che
quelli che noi mandiamo a dirigere l'Italia, tutto questo non lo capiscono o
più probabilmente non vogliono capirlo.
Basta vedere come hanno "sviluppato" l'energia eolica in Sicilia, dove hanno
preso fondi europei per milioni di euro e alla fine sono stati installati
dei pali eolici che non sono collegati a "nulla" e non producono un solo
Watt di energia.
Per il momento quello che noi possiamo fare e inserire sul ns. sito web
www.legambienteparcodelvesuvio.it la notizia e cercare di diffonderla.
Sarebbe utile però elaborare una sintesi, non troppo tecnica, in modo da
raggiungere la massa delle persone che non é tanto avvezza o disponibile ad
argomenti troppo complessi e dettagliati.
Spero che anche altri circoli di Legambiente, e altre associazioni
ambientaliste o comunque orientate verso il bene, si attivino per cercare di
impedire un ennesimo scempio ambientale, questa volta addirittura in nome
dello "sviluppo sostenibile". Io conosco bene la provincia di Grosseto e la
reputo una delle zone più integre rimaste in Italia. Sarebbe un vero crimine
devastarla inutilmente.
Conclusioni: basterebbe che in Italia incominciassimo ad essere un poco più
seri, e magari iniziare ad imitare i nostri vicini come Svizzera, Germania,
Austria, dove lo sviluppo tecnologico viene sempre integrato con il rispetto
dell'ambiente e della persona umana.

Saluti da  LEGAMBIENTE PARCO DEL VESUVIO (Presidente Alberto Alba)


                                                                  

mercoledì 26 maggio 2010

Campagna referendaria "Acqua bene comune"

Qui sopra una raffigurazione grafica del "Modello toscano" di gestione dei servizi idrici applicato all'Acquedotto del Fiora, è vero che il pubblico detiene il 60% della proprietà ma è ben evidente quale sia il socio che orienta le scelte del consorzio.

Nelle tre giornate di raccolta tenute nel comune di Manciano il circolo ha portato a casa 243 firme valide sui tre quesiti.

martedì 4 maggio 2010

FOTOVOLTAICO e "FATTORIE SOLARI"


Il business del momento
Il Piano territoriale di coordinamento P.T.C. (D.C.P. n.21 del 20/04/2009) varato dalla provincia di Grosseto lo scorso anno, prevede, tra gli altri interventi, una certa semplificazione burocratica nella realizzazione di impianti fotovoltaici.
Le “fattorie solari” sono improvvisamente diventate l'argomento del giorno: molti imprenditori agricoli vengono incoraggiati da professionisti e associazioni di categoria ad impiantare campi fotovoltaici di 2 o 3 ettari di superficie, mentre imprenditori elettrici battono le campagne alla ricerca di luoghi per realizzare vastissimi impianti, anche di centinaia di ettari.

L'energia elettrica da fotovoltaico attualmente non produrrebbe reddito senza gli incentivi statali.
Questi incentivi sono stati fissati dal D. M. del 19 Febbraio 2007 a circa 40 € cent. per kW prodotto e tali resteranno fino alla fine del 2010
Ma dal 2007 ad oggi i pannelli hanno beneficiato di una riduzione di costo vicina al 30%, e questo ha innescato una febbre speculativa di enormi proporzioni: ora agli speculatori restano pochi mesi per ultimare tutti gli impianti possibili (dal momento che il prossimo decreto ministeriale per il 2011, introdurrà una sostanziale riduzione degli incentivi) e quindi le localizzazioni più ricercate sono quelle su terreni agricoli di pianura che garantiscono istallazioni rapide ed economiche.


Nel solo comune di Manciano (GR) sono state presentate domande per oltre 215 MWp, che da sole coprirebbero tutto il finanziamento residuo, (cui restano in tutto 200MWp al raggiungimento del plafond nazionale complessivo).
I due maggiori impianti attualmente all'esame dell'ufficio tecnico e della sovraintendenza al paesaggio, localizzati al confine meridionale del territorio comunale, coprono ciascuno una superficie di oltre 400 ettari, paragonabile, per capirci, alla superficie complessiva di Grosseto o quasi due volte l'isola di Giannutri 
le dimensioni dell'impianto riportate su Giannutri, l'intera isola non basterebbe a contenerlo 
Un territorio in brandelli 
Due “latifondi solari” che sviluppano una recinzione perimetrale di oltre 15 Km, progettata per difendere dai furti il prezioso silicio e quindi realizzata in robusto grigliato industriale, invalicabile a qualsiasi animale terrestre e corredata ogni 30 metri da antenne con riflettori e telecamere di sorveglianza, che creerà vastissime zone di discontinuità territoriale, completamente de-naturalizzate e con un impatto visivo, sia diurno che notturno, davvero agghiacciante.
NUOVI PANORAMI CAMPESTRI:  grigliati industriali, rostri, filo spinato, riflettori e telecamere a circuito chiuso
Cibo vs Energia  

Siamo stati tra i primi sostenitori del fotovoltaico, e lo siamo tuttora, ma i terreni agricoli devono continuare a produrre CIBO, altrimenti, con il progressivo esaurimento delle fonti fossili, la penuria più grave potrebbe non essere energetica ma ALIMENTARE. (la crisi petrolifera del 2008 ha già evidenziato inequivocabilmente il legame che intercorre tra i prezzi petroliferi e quelli dei cereali)

Di spazio per il fotovoltaico ne abbiamo a iosa, anche per grandi impianti: cominciando dai tetti degli edifici, che in questo paese coprono già oltre il 10% della superficie totale, poi ci sono le cave dismesse, scarpate, barriere anti-rumore di strade e autostrade ed intere provincie inquinate da diossina o amianto.
Basta darsi uno sguardo intorno, il degrado è ovunque, facciamo sparire quello sotto i pannelli FV, invece dei fertili terreni di pianura.


Un mare di silicio, una ragnatela di elettrodotti. 

Va anche considerato che la realizzazione di vaste “fattorie solari” disperde nel territorio una miriade di “centrali elettriche” piccole e grandi, che per consegnare il prodotto all'utenza avranno bisogno di linee elettriche, ne consegue che il territorio dovrà anche essere solcato da una ragnatela di nuovi elettrodotti di media ed alta tensione, ed a questo proposito, ci risulta che in sede di Conferenza dei Servizi anche l'Enel abbia più volte espresso la sua perplessità sulla dinamica in atto.

Servirebbe concertazione tra le amministrazioni e lungimiranza per l'ubicazione delle “fattorie solari” sul territorio, invece questa è affidata solo all'iniziativa dei privati ed al debole strumento della variante urbanistica (nemmeno prevista dal P.T.C. per impianti inferiori ai 6 ettari).


Conclusioni
L'attenzione data dall'amministrazione provinciale alle energie rinnovabili è senz'altro positiva, ma questo non deve far perdere di vista il fatto che, per la Maremma, il paesaggio rappresenta una ricchezza insostituibile e primaria, ed è necessario lavorare in primo luogo al mantenimento di questa peculiarità, incrementando si, la produzione da energie rinnovabili, ma solo per il raggiungimento dell'autosufficienza energetica, non certo per sostituire una vocazione agricola e turistica già ampiamente consolidata nel territorio.
MONTAUTO, PANORAMI OBSOLETI:  tutto ciò che si trova sotto la linea rossa sarà coperto di pannelli FV

mercoledì 31 marzo 2010

Piazza della Pace, la nuova rotatoria

Dobbiamo dare atto ai suoi ideatori, che la nuova sistemazione di Piazza della Pace, sotto il profilo della viabilità funziona egregiamente, il traffico scorre fluido e non si formano più code per l'immissione nella piazza.
Inoltre sulla piazza sono state ricavate due piccole isole pedonali frequentatissime, che hanno offerto alla cittadinanza dei luoghi d'incontro di cui si sentiva evidentemente il bisogno.
Ottima anche la scelta dei corpi illuminanti, in linea con le nuove norme sulla riduzione dell'inquinamento luminoso.
Qualche perplessità abbiamo invece sulle modalità di assegnazione del progetto, sull'incongrua fontana pendente e sulla scelta d'arredo verde, con grande uso di corteccia e breccia, fatta più nel desiderio di ridurre al minimo le spese di manutenzione che di allietare lo sguardo.
Registriamo qualche lamentela per la distruzione del cavallo in calcestruzzo e per l'attraversamento pedonale, troppo periferico e macchinoso (e già si ravvisano sulle aiuole i segni delle scorciatoie adottate dai cittadini).
Ma sopratutto rimane il rimpianto per l'abbattimento dei maestosi pini e cedri che caratterizzavano la vecchia piazza.
Nulla, nella nuova planimetria, giustifica infatti l'abbattimento di molte delle piante che ombreggiavano il giardino della scuola, né quello dei tre pini che insistevano sulla vecchia rotatoria, e che, come testimoniano le foto allegate, avrebbero potuto decorare la nuova assai meglio dei tre ulivi stenti messi al loro posto.

PRIMA in rosso il profilo dei ceppi dei pini abbattuti (clicca sulle foto per ingrandire)

DOPO
Il profilo dei ceppi sovrapposto all'immagine della nuova rotatoria,
i tre pini sarebbero stati nel posto giusto.

martedì 30 marzo 2010

Non è tutto oro quel che riLUCE (spesso è mercurio)

Nel campo della ricerca ambientale e della sostenibilità, spesso, per ogni innovazione, ad una prima euforia, segue una disillusione.
Ricordate la benzina verde ed il suo benzene, e le marmitte catalitiche che funzionano bene solo nelle lunghe percorrenze, mentre nel ciclo urbano non raggiungono quasi mai la temperatura d'esercizio?

Adesso è la volta delle lampade a basso consumo, le fluorescenti:

Queste lampade basano il loro funzionamento sul mercurio, che secondo la direttiva europea 2002/95/CE non dovrebbe eccedere i 5 mg per lampada.
Ma ridurre o eliminare il mercurio necessita di onerosi programmi di ricerca, invece sono capaci tutti a fabbricarle con tanto mercurio.
Così, mentre industrie come l'olandese Philips reclamizzano lampade che ne contengono molto meno, in Italia si è avuta una diffusione enorme di lampade di bassa qualità ed alto contenuto di mercurio, grazie anche ai ricchi "certificati verdi" che si acquisiscono tramite la distribuzione gratuita di lampade (naturalmente, in questa operazione vengono preferite quelle a basso costo).

Queste lampade sono bombe ecologiche, soprattutto in Italia dove nessuno si è preso la pena di informare i cittadini che le lampade fluorescenti guaste non possono essere gettate nel vetro o, peggio, nell'indifferenziato.
Esse devono essere smaltite, evitando di romperle, tra i materiali RAEE.(Raccolta Apparecchi Elettrici Elettronici), per farlo si possono consegnare al rivenditore o affidare alle discariche comunali. (l'oasi ecologica di Manciano, sotto la tettoia, è dotata di cassoni RAEE)

Altra cocente delusione viene poi dal fatto che queste lampade a basso consumo, invece di ridurre i consumi elettrici, hanno moltiplicato l'illuminazione artificiale, con effetti disastrosi sull'inquinamento luminoso notturno.
Purtroppo infatti, in assenza di una consapevolezza ambientale diffusa, gli accorgimenti tecnici per la riduzione dei consumi vengono recepiti dagli utenti solo come un'opportunità di ulteriore sperpero a buon mercato.

giovedì 28 gennaio 2010

Inquinamento luminoso



Il Circolo Legambiente di Manciano, nel settembre del 2007 realizzò la manifestazione “Manciano delle stelle” con notti di osservazione astronomiche, proiezioni a tema e conferenze di astronomi al fine di promuovere la ratifica da parte dell'amministrazione comunale della Legge regionale Toscana n°37/2000 sull'Inquinamento luminoso.
Malgrado le promesse della Giunta allora in carica, Manciano attende ancora oggi l'introduzione di quello strumento di controllo sull'inquinamento luminoso.


Come si evince facilmente dalla carta del cielo notturno italiano del 1998 il comune di Manciano
godeva, in quel tempo, di un tasso di inquinamento luminoso bassissimo (in colore verde), un primato che in Italia potevano contenderci solo la Sardegna ed alcune località di alta montagna delle Alpi e della Sila.
Oggi la situazione è sicuramente cambiata, ma, come ci testimoniano spesso amici astrofili d'oltralpe, i nostri cieli notturni sono ancora tra i più nitidi di quelli osservabili in tutta Europa.

Non bisogna credere che l'inquinamento luminoso sia un problema solo per lo svolgimento delle indagini astronomiche. Sono infatti ben noti i nefandi effetti sulle rotte migratorie degli uccelli, sulla riproduzione di alcune specie di insetti notturni, come le lucciole e sui normali cicli biologici di altri animali, come anfibi e mammiferi.
L'uomo non è escluso da questo elenco, infatti molti sono gli studi scientifici che dimostrano una relazione tra l'alterazione dei ritmi circadiani dovuta all'illuminazione artificiale notturna e l'insorgenza di alcune patologie.
Da un punto di vista turistico poi, dobbiamo considerare che un territorio come quello di Manciano attrae un turismo prevalentemente campestre, bucolico, sicuramente più interessato al cielo stellato o agli sciami di lucciole, che non alle pacchiane luminarie con cui molti agriturismi si adornano sperando forse di strappare clienti alle discoteche della costa.

In questi ultimi anni abbiamo visto il moltiplicarsi di questi luminosi eccessi che squarciano le notti mancianesi (e non solo ad opera di strutture ricettive), realizzati senza nessuna consapevolezza sugli altrui diritti e sulla moderna illuminotecnica ecocompatibile, ben illustrata nelle linee guida editate dalla Regione Toscana a compendio della legge in oggetto e di cui alleghiamo alcune immagini esemplificative.

Il paesaggio, per metà della nostra esistenza, si mostra ai nostri occhi nella sua veste notturna, e l'amministrazione comunale, così come amministra il paesaggio, imponendo le caratteristiche architettoniche e volumetriche dei fabbricati, altrettanto dovrebbe fare nei riguardi dei sistemi di illuminazione esterna.

Riteniamo che il Comune di Manciano debba al più presto ratificare la legge 37/2000 e successive delibere, per dotare il suo Servizio Tecnico e Urbanistico di un chiaro strumento di controllo e tutela del territorio.

Confidiamo infine anche nella consapevolezza ambientale dei professionisti del settore, ai quali inviamo, per conoscenza, copia della presente, affinché svolgano, fin d'ora, presso i propri clienti un'opera di sensibilizzazione al problema.