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martedì 19 ottobre 2010

EFFICIENZA ENERGETICA E PRIORITÀ DIMENTICATE

La prodigiosa efficienza energetica dell'uomo
L'uomo, con le sue capacità cognitive, con  la sua fantasia e con la sua forza fisica è anche un vero prodigio di efficienza energetica: se fosse un elettrodomestico sarebbe collocato in classe  AA. (anzi, per la verità, meriterebbe una classificazione tutta sua, dato che nessun manufatto meccanico si avvicina neanche lontanamente al suo grado di efficienza).
Per funzionare, infatti, sull'arco delle 24 ore, abbisogna  di sole 3400 kcal. di cibo, che convertite in Watt equivalgono a circa 4 kWh :      il consumo equivalente di una grossa lampadina.
Un operaio, sotto sforzo, consuma quanto un piccolo trapano da hobbistica: 400 Wh
Eppure, di questi tempi, si direbbe che  questo prodigioso “articolo” sia diventato obsoleto, e tutte le imprese si danno un gran da fare per espellerlo dalla catena produttiva.

Alimentazione, il primo combustibile
Nonostante i bassi consumi pro capite, per nutrire 60 milioni di italiani sono necessari ogni giorno l'equivalente in cibo di 251,2 GW h , ossia un terzo dei consumi elettrici complessivi richiesti dalla nostra economia.
Se il valore assoluto può sembrare modesto, rispetto ai numeri colossali necessari a rifornire il paese di energia per il trasporto merci e passeggeri, per il riscaldamento e per il fabbisogno elettrico,  il compito che grava sulle spalle degli agricoltori italiani non è da poco, soprattutto tenuto conto che :
  •    l'elevato consumo di cibo sotto forma di proteine animali, moltiplica x 10 la quantità di fertilizzanti, lavorazioni  ed acqua, (ed emissioni in CO2) necessari, rispetto a quelli che sarebbero sufficienti per nutrire invece una popolazione a prevalente dieta vegetariana.
  •    Il redditto dell'agricoltura, imprigionato in complessi meccanismi speculativi, ha raggiunto livelli così insostenibili da costringere molti operatori a gettare la spugna e cercarsi altri impieghi.
  •   Le migliori terre fertili, una volta disponibili all'agricoltura, sono ora scomparse sotto una infinita colata di cemento

Si dice sempre che la speculazione edilizia degli ultimi 50 anni ha ricoperto di cemento il 12% del suolo italiano, quello che non si specifica è che tale speculazione si è concentrata nelle fertili terre di pianura e fondovalle, che hanno immolato all'edilizia più del 60% della loro superficie, ed il restante 40% assume ormai connotazioni da area residuale, da improvviso vuoto urbano (terrain vague,  li definiscono, efficacemente, i francesi)


L'immagine a sinistra è una termografia notturna da satellite, individua con grande accuratezza, in colore rosso e nero, le zone urbanizzate. Un rapido confronto con l'immagine diurna a destra dimostra che la quasi totalità delle terre fertili di pianura sono perse per sempre.
 L'agricoltura resiste in zone collinari e svantaggiate, dove riusciamo ancora a produrre un cibo di qualità, ma non certo soddisfare le esigenze alimentari di 60 milioni di abitanti.

Negli ultimi 10 anni, in Cina i consumi di carne sono aumentati di otto volte, quelli di frutta e verdura dieci volte, e l’Onu prevede che nel 2050 la Terra sarà popolata da 9,2 miliardi di persone, ossia 2,5 miliardi di nuove bocche da sfamare.
Il fenomeno del land grabbing, ossia l’accaparramento di terre ad opera di multinazionali e fondi d'investimento internazionali(soprattutto in Africa), che nasce dalla preoccupazione di non avere abbastanza aree coltivabili, si sta propagando a ritmi incalzanti. (8 milioni di ettari nel 2009, 45 milioni nel 2010)
Ovunque, tranne che in Italia, si è capito che proprio sulla produzione del cibo, attraverso l’attività agricola, si gioca la partita decisiva per il futuro del mondo globalizzato.
Questo paese dipende a tal punto dal commercio estero da far stimare che, qualora una crisi internazionale arrestasse il commercio di alimenti, la nostra popolazione sarebbe ridotta alla fame nel giro di poche settimane.

Grandi impianti Fotovoltaici in terra agricola
Chissà cosa ne penserebbe, Angelo Piras, cui è dedicato l'agghiacciante lago di silicio, destinato a coprire altri 29 ettari di terra agricola della fertile pianura di Montalto, del fatto che lo scempio venga compiuto in suo nome.
Eppure, con una disinvoltura che non ha eguali nel resto del mondo, si pianifica di trasferire una cospicua fetta delle terre agricole residue dalla produzione alimentare a quella elettrica e di farlo in particolare su quelle fertili di pianura e fondovalle, con l'assurda motivazione che queste sono più facili da nascondere, con l'ausilio di siepi, alla vista del passante distratto.
Un governo responsabile ed oculato come quello tedesco lo ha capito per tempo e, nel luglio scorso, ha abolito qualsiasi forma di incentivazione sul FV istallato su terreni agricoli.
Quello italiano, invece, dopo aver fatto sperare ad una progressiva riduzione delle aliquote a partire dalla fine del 2010, ha fatto votare, in un Senato dimezzato dalle ferie estive, una proroga degli elevatissimi incentivi del D.L. sul Contoenergia fino al giugno del 2011, sei mesi più in là della scadenza prevista, nonostante il calo dei prezzi del silicio sopravvenuto dal 2007 ad oggi non lo giustificasse in alcun modo.
Sono state pubblicate da qualche giorno le attese linee guida nazionali, che non modificano di molto la situazione: esistono due tipologie di impianti a terra, quelli industriali, senza limiti di esenzione anche se soggetti al VIA o VAS, e quelli “agricoli”  fino ad 1 Mwp.
La provincia di Grosseto teoricamente prescrive di posizionare gli impianti industriali in aree marginali, poi invece fissa un limite dello 0,8% del terreno comunale utilizzabile, come se ogni comune avesse la medesima percentuale di terreni marginali, per il momento comunque in maremma ancora non si muove nulla per questa tipologia di impianti, in attesa delle Osservazioni della Regione alle Linee guida nazionali;
Invece gli impianti “cosiddetti agricoli” di taglia di 1 MWp sono già partiti, non ci sono molti      agricoltori che possano permettersi di pagare 3,5 milioni di euro  per un impianto FV mentre si ha notizia certa che, malgrado i paletti posti dalla provincia con l'obbligo del PMA. le campagne sono battute da procacciatori d'affari che acquisiscono dai contadini i diritti FV inutilizzati in cambio di un affitto del terreno.
Un vero contadino trarrebbe già un cospicuo incentivo al reddito (15 mila euro l'anno) da un impianto FV in regime di scambio sul posto, con una potenza di 20 kWp,  sicuramente più alla portata dei suoi mezzi e  posizionabile sul tetto di un fienile  

Filiera ed occupazione
Negli ultimi mesi si sente ripetere che, se una ripresa economica ci sarà, questa avverrà senza occupazione.
Il motivo è noto: il capitale ama la rendita e detesta la manodopera, specie quella occidentale, col suo bagaglio di consapevolezza, statuto dei lavoratori e sindacato.
Ormai da tempo gli investitori stanno migrando dall'industria alla finanza o verso attività produttive a bassa necessità di lavoro manuale.
Il latifondo fotovoltaico nasce in quest'ottica.  Il suo profitto, che deriva, al momento, solo da contributi statali, e l'assenza quasi totale di personale di gestione, lo assimila più alla rendita finanziaria che alla produzione industriale.

Un impianto industriale della multinazionale americana SUNPOWER Corp. di 42 MWp e 120 ettari di superficie visitato a Montalto di Castro, costato oltre 150 milioni di euro,  dà lavoro fisso solo a 3 vigilantes, che, in 3 turni assicurano la sorveglianza sulle 24 ore.
La manutenzione è affidata a una ditta esterna che viene allertata da un sistema computerizzato ed interviene solo in caso di anomalie del sistema.
Gli stessi terreni, che sono ortivi, pianeggianti ed irrigui, ben utilizzati potrebbero generare, secondo le tabelle provinciali, 300.000 ore lavorative annue, ossia: lavoro fisso per 125 addetti, e con investimenti cento volte inferiori.
E non si sta creando alcuna filiera, se non quella d'istallazione degli impianti, che viene dall'edilizia, non necessita di alcun “know how” particolare e trova un impiego solo transitorio nella attività fotovoltaica.

La materia prima (pannelli ed inverter) è quasi esclusivamente fabbricata in Asia, ed anche le industrie tedesche e spagnole, nate sulla spinta delle incentivazioni europee e costrette a servirsi di manodopera, stanno cominciando a de-localizzare  gli impianti di produzione dei pannelli nei  paesi de-sindacalizzati dell'Asia meridionale.
Alcune fuorvianti bugie sul FV a terra
Inserzione sul programma FESTAMBIENTE 2010
Nel tentativo di disinnescare la crescente indignazione per il consumo di suolo agricolo da parte del FV industriale, la lobby delle energie rinnovabili, con una strategia consolidata negli anni dalle Multinazionali del tabacco, del petrolio e della chimica, comincia a produrre teorie ecologiche di dubbia fondatezza scientifica, che giungono ad affermare che l'ambiente agricolo avrebbe da giovarsi dalla massiccia copertura dei suoli con i pannelli di silicio.
Un terreno lasciato al naturale alle nostre latitudini, in primavera sviluppa piante erbacee che vanno rapidamente in seme raggiungendo anche i 150 cm di altezza
Dal secondo anno compaiono rovi, ginestre e cardi che superano i due metri.
Per finire arrivano le piante arboree. 

Dopo cinque anni d'incuria, un campo, se incappasse in un controllo del Corpo Forestale, verrebbe stornato dall'uso agricolo e passato alla forestazione.
Dopo trenta, il suolo sarebbe forse coperto da un soffice e fresco strato di humus, ma anche da un bosco ceduo maturo per il taglio.
L'unico prato naturale che potrebbe essere mantenuto sotto i filari dei pannelli sarebbe quello suggerito dall'agricoltura biologica per frutteti ed uliveti, ma quel prato è mantenuto con l'ausilio di reiterate trinciature, che tra i filari dei pannelli FV dovrebbero essere eseguite a mano, dato che il passaggio di un grosso mezzo meccanico metterebbe a rischio attrezzatura troppo fragile e costosa.
Purtroppo però, è molto più probabile che, una volta ottenute le concessioni e realizzati gli impianti, la crescita di piante verrebbe contrastata con l'uso di DISERBANTI.
Già le Regioni e le ASL ne autorizzano diversi utilizzi extra-agricoli, come sempre più spesso constatiamo, ad ogni primavera, guardando l'erba, prima tinta d'arancione e poi avvizzita, nelle fossette di strade ed autostrade.
L'idea di considerare gli impianti industriali di FV come un occupazione transitoria (ventennale) del suolo agricolo, mostra in questa immagine tutta la sua infondatezza:
Piazzali in cemento, cabine elettriche e capannoni industriali stanno a testimoniare l'irreversibilità del saccheggio speculativo.